Il mondo in equilibrio. Conosco Alfio Caronti da quasi vent'anni. Prima per me era quasi un'entità astratta, un nome evocato dai racconti di un amico comune - Daniele Redaelli - che mi descriveva quello che Alfio riusciva a fare con le sue mani, con i campioni e con le persone comuni come lui.
Il mondo in equilibrio è un concetto. E mi viene in mente facilmente pensando ad Alfio oggi. Ogni cosa che ha fatto, ogni avventura che ha condotto - da sportivo praticante e da ricercatore, perché lui è un ricercatore - aveva alla base un rapporto speciale con l'ambiente. E con noi stessi, il nostro corpo e il suo ‘sentire' il mondo circostante.
Alfio mi ha conquistato subito, lo ammetto. Negli ultimi vent'anni ho consumato un centesimo dei medicinali che avevo assunto nella mia vita precedente. Ed ho sofferto un decimo grazie ai suoi consigli. Mi ha conquistato non soltanto per il suo lavoro ma perché ho guardato il mondo - e anche lo sport che seguo per lavoro da quando ero ancora un studente liceale - in un modo diverso. Più profondo e completo. Ogni volta che passo a trovarlo, o che leggo un suo messaggio, si spalanca uno spicchio di mondo o si conferma ancor di più la sua visione di quel che siamo e come possiamo migliorare.
Lui parla del nostro corpo, ma io penso che ‘senta' come tutta quella fisicità, quei meccanismi volontari e involontari che gestisce, abbiano un rapporto diretto e profondo anche con la nostra anima.

Manlio Gasparotto - Corriere della Sera